Al Ministro della Pubblica Istruzione
Prof. Patrizio Bianchi
OGGETTO: RIPARTIAMO DALLA SCUOLA
La ripresa delle attività didattiche è al centro del dibattito politico attuale, soprattutto in considerazione del perdurare della crisi sanitaria legata alla pandemia da Covid-19 e ai dati sulle vaccinazioni riguardanti la scuola. Si tratta di una discussione di cruciale importanza per il nostro Paese, perché coinvolge migliaia di giovani e famiglie che da settembre sperano di poter tornare all’interno degli istituti scolastici, soprattutto per poter recuperare quelle carenze che, secondo quanto emerso dal recente rapporto INVALSI, hanno subito un peggioramento nel periodo più difficile dell’emergenza sanitaria, in particolare per i ragazzi della Scuola Secondaria di II Grado, che, più di altri, si sono trovati a dover rinunciare ad una relazione educativa fondata sulle dinamiche della didattica in presenza.
Tuttavia, dai dati emergono altri elementi a nostro avviso importanti, anche in vista della progettazione di una visione di scuola per gli anni a venire.
Il primo riguarda la sostanziale corrispondenza tra la rilevazione e quanto emerso nel 2019, con la conferma di mali antichi che affliggono la scuola italiana ormai da tempo. Indubbiamente la Didattica a distanza e la Didattica digitale integrata sono state una sfida per docenti, alunni e famiglie, che, in meno di un anno, si sono trovati a gestire modalità nuove di prassi didattica e di relazione. Se in molti casi la scuola è stata in grado di rispondere adeguatamente alle nuove istanze formative, in molti altri, evidentemente, si è trovata in notevole difficoltà e non è riuscita a raggiungere gli obiettivi che le sono propri, a partire dal conseguimento di livelli sufficienti di competenze di base che garantiscano la crescita culturale dei ragazzi e che, nel prossimo futuro, saranno a fondamento dell’uguaglianza e della piena partecipazione di questi cittadini alla vita del Paese. Le disuguaglianze rilevate, infatti, mostrano un’Italia divisa da un punto di vista economico-sociale, ma anche territoriale. È rilevante la
differenza tra i livelli raggiunti dagli studenti delle regioni settentrionali rispetto ai loro coetanei delle regioni del sud della Penisola, così come preoccupante è il tasso di abbandono scolastico su tutto il territorio italiano.
In questo momento storico riteniamo necessario, tuttavia, andare oltre tutte le analisi per lavorare, tutti insieme, ad un cambiamento reale che possa produrre un miglioramento delle condizioni attuali.
Il vero cambiamento, infatti, ha il sapore della sfida, che coinvolga tutti i soggetti del mondo della scuola, ma anche il territorio e tutta la comunità educante. Si tratta di rimettere il tema dell’emergenza educativa al centro dell’agenda politica e culturale del dibattito, ripartendo dai nuclei fondamentali attorno ai quali è possibile costruire un vero cambio di paradigma che possa garantire ad ogni bambino e ad ogni ragazzo il pieno sviluppo della propria personalità, secondo quanto previsto dalla Indicazioni Nazionali per il Curricolo, il cui obiettivo è la crescita armonica di tutti gli studenti, attraverso i campi di esperienza e i saperi disciplinari che costituiscono il proprium dell’azione scolastica.
Ripensare la sfida educativa richiede, in particolare, una nuova collaborazione famiglia-scuola, il recupero dell’effettiva autonomia delle istituzioni scolastiche e la valorizzazione del Sistema Nazionale di Istruzione e Formazione nelle sue articolazioni.
- Corresponsabilità famiglia-scuola
La famiglia costituisce il primo luogo educativo. È in famiglia che i bambini imparano i primi elementi del vivere in una comunità, a conoscerne le regole e a sentirsi parte di una storia che li precede e della quale saranno responsabili. La scuola, come le altre agenzie educative, svolge un ruolo sussidiario rispetto ai genitori. Uno dei problemi più gravi degli ultimi anni riguarda proprio la diffusa tendenza ad estromettere i genitori dalla vita scolastica dei figli, con conseguenze deleterie sul piano della formazione e della crescita dei ragazzi. Escludere la famiglia dalle scelte riguardanti la formazione scolastica dei figli, tuttavia, significa negarne il valore educativo. È necessario, infatti, ribadire che ai genitori spetta ogni scelta riguardante l’educazione dei figli e che nessuna agenzia educativa, se non per validi e fondati motivi, può sostituirsi alla famiglia nella crescita di bambini e adolescenti. La responsabilità genitoriale è un dovere originario di padre e madre e, al tempo stesso, costituisce un diritto inalienabile in termini educativi. La scuola non può prescindere dalla fattiva collaborazione dei genitori, se vuole assolvere con successo al proprio compito formativo e culturale. Anche in vista del nuovo anno scolastico, con le sfide che si riproporranno in termini di sicurezza e di progettazione didattica, è imprescindibile fondare la prassi didattica ed educativa su una reale alleanza scuola-famiglia, fondata su stima autentica e reale rispetto dei rispettivi ruoli.
- Fragilità e Disabilità
La pandemia ha evidenziato l’enorme emarginazione vissuta dai ragazzi con disabilità o con altri tipo di fragilità, mettendo in luce, specie nel sud del nostro Paese, quanto lavoro ci sia da fare sul tema dell’inclusione. Riteniamo fondamentale partire da un tema fondamentale, riguardante l’azione educativa e la valorizzazione delle competenze dei ragazzi con disabilità o fragili, attraverso un “progetto di vita personalizzato”, che trova appunto la centralità nella famiglia. La scuola insieme con gli altri “attori” che sostengono e valorizzano le capacità dei nostri ragazzi devono lavorare in rete e in stretta sinergia. L’introduzione del GLO ha spostato la centralità della famiglia in questa azione fondamentale, aumentando anche l’iter burocratico, di cui già soffrono profondamente le famiglie che vivono la disabilità. La scuola deve essere il luogo dell’accoglienza, della semplificazione e della valorizzazione delle persone, in particolare quelle disabili. Non bisogna dimenticare, inoltre, la povertà e la fragilità di tante famiglie ed in particolare di quei bambini che trovano nella scuola l’unico pasto caldo durante la giornata. I dati sulla povertà familiare delineano un aumento esponenziale e su questo occorre fare una seria riflessione creando opportunità di scuola prolungata permanente, accanto ad altre iniziative, come l’avvio di esperienze di affido “leggero” familiare temporaneo o di reti di solidarietà familiare di cui la scuola potrebbe essere promotrice.
- Valore di una reale autonomia scolastica
Il cambiamento in atto richiede la valorizzazione di una reale autonomia delle istituzioni scolastiche italiane, statali e paritarie, che consenta una ripresa più rapida e duratura nel tempo. È auspicabile, pertanto, un atto di fiducia da parte del Ministero e degli Assessorati regionali nei confronti di chi lavora sul territorio. Un’autonomia reale, infatti, consente maggiore flessibilità di tempi, di spazi e di organizzazione didattica, nel rispetto del territorio e delle necessità formative degli studenti.
Inoltre, una vera autonomia consente, ad esempio, una gestione adeguata degli organici del personale docente e non docente, superando dinamiche centralistiche, che non garantisce una reale equità e che spesso provoca notevoli disagi. Restituire valore concreto all’autonomia delle singole scuole permette anche il superamento del divario tra territori diversi, permettendo alle istituzioni di rispondere più facilmente alle istanze del territorio.
In tal modo la scuola può dare un contributo nel rispondere anche alla sfida della denatalità, che colpisce tutto il territorio nazionale, con particolari ricadute sulle regioni del sud dell’Italia, che già da anni si trovano a dover rinunciare a scuole autonome per mancanza di un numero sufficiente di studenti.
- Valorizzazione dell’intero Sistema Nazionale di Istruzione
Autonomia scolastica e libertà di scelta educativa sono due valori irrinunciabili per la crescita e la
formazione dei bambini e dei ragazzi.
E’ necessario che questi fondamenti siano valorizzati in tutti i segmenti del Sistema nazionale di istruzione, come espresso dalla Legge 62 del 2000 in modo che anche la scuola paritaria che è parte integrante a pieno titolo del mondo scolastico e che, pur offrendo un servizio pubblico, vive un momento di notevole difficoltà, sia pienamente valorizzata in termini di risorse. Occorre ricordare che non solo contribuisce a rendere possibile l’accesso all’istruzione a molti studenti, ma spesso permette allo Stato la realizzazione di un risparmio significativo in termini di welfare scolastico.
Non ultimo, è necessario che si realizzino percorsi di abilitazione che permettano anche alle scuole paritarie di offrire una continuità di lavoro per i loro studenti.
Tutto il Sistema Nazionale di Istruzione e Formazione deve fare i conti con fondi sempre inadeguati ad affrontare le sfide culturali che il mondo di oggi pone. Ritrovare il valore della scuola come luogo di formazione di “capitale umano” attraverso forme di sapere disciplinari e interdisciplinari significa anche investire su di essa. La scuola non può essere ancora considerata una voce di spesa. Si tratta di un cambio di paradigma che apre alla possibilità di utilizzare i fondi di PNRR per ridurre il numero di alunni per classe e per migliorare l’offerta formativa, a vantaggio di ogni studente, in particolare dei più fragili.
Siamo consapevoli della complessità della sfida. Per questo, come Associazioni che operano per la
scuola e nella scuola, ci mettiamo a disposizione nell’elaborazione di soluzioni nuove per consentire
ad ogni territorio di affrontare il futuro.
Roma, 10/07/2021
Le Associazioni:
Rosaria D’Anna –AGE
Giancarlo Frare – AGESC
Giuseppe Desideri – AIMC
Ezio Delfino – DISAL
Giovanni Sanfilippo – FAES
Maurizio Landi – FISM
Hamdan Al Zeqri – UCOII
Gianluigi De Palo– FORUM DELLE
ASSOCIAZIONI FAMILIARI